BANCHETTO MEDIEVALE

taverna cenni

I banchetti erano alla fine del medioevo degli eventi mondani. Da queste parti, sia in cucina che a tavola, s’incrociavano usi e costumi provenienti dal nord con quelli tipici delle regioni mediterranee. L’arte culinaria cominciò a svilupparsi rapidamente nel Rinascimento. A tavola non venivano più servite soltanto carni di maiale, di pecora o di montone, ma sempre più spesso anche quelle di pollo, coniglio, piccioni domestici e selvatici e di animali che, oggi, non compaiono più sulle nostre mense, quali ad esempio corvi, cornacchie, cigni, cicogne e pavoni. Quest’ultimi erano considerati un’autentica prelibatezza da servire come “piatto principe”. I cibi erano, di solito, molto aromatizzati con pepe, zenzero, noce moscata e cannella. L’uso smoderato di spezie serviva a mascherare l’odore, spesso sgradevole, delle carni e a stimolare la voglia di bere non solo ai cavalieri, che amavano il buon vino e le bevande alcoliche forti, ma anche alle signore, alle quali si persino consigliava di bere perché avessero le guance belle rosee. A tavola i commensali bevevano sidro, vino melato o vino di fragole, a volte birra, che però non era troppo apprezzata dai signori in quanto poco alcolica. Si stimava, infatti, che ci volevano 44 bicchieri di birra per ottenere l’effetto di un bicchiere di vino. La bevanda preferita era, quindi, il vino, con l’aggiunta di miele o di sciroppo di fragole o persino di pepe. Nel vino si macerava la frutta, mandorle o altri simili ingredienti. Esistevano varie ricette, ma il vino più famoso e pregiato era l’hipokras (una specialità medievale a base di erbe aromatiche). Siccome non si usavano le forchette, il cibo veniva preso con pane o cucchiaini oppure con le mani. Prestigio, splendore e maniere galanti era tutto ciò che allora contava. Quando, però, i convitati inebriati dal vino perdevano le staffe, le buone maniere scomparivano dando posto alle gradassate e alle parolacce.