Il territorio del Montagnanese

“I dieci Comuni del Palio”

 

Casale di Scodosia

 

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I primi insediamenti nel nostro territorio risalgono certamente all’epoca Paleoveneta, ma si trattava di gruppi di pescatori e cacciatori che non operarono modifiche al territorio. I primi stanziamenti di coloni si ebbero quando Roma concesse ai suoi veterani di guerra territori incolti che, previo compenso, fu possibile ottenere dagli originari abitanti della colonia Atestina. I reperti archeologici che affiorarono in vari punti del paese dall’aratura profonda dei terreni, sono testimonianza che, circa duemila anni fa, il nostro paese era un centro abitato di notevole importanza agricola. Le invasioni barbariche, anche se ci toccarono marginalmente, cancellarono in buona parte ogni forma di vita organizzata; ma la catastrofe peggiore si ebbe nel 589 d.C. con la rotta dell’Adige, in località Cucca, che allagò una vastissima zona costringendo alla fuga ogni residente, la sparizione del percorso romano Este-Ostiglia e l’abbandono ed il crollo delle fattorie esistenti in loco. Il periodo medievale non fu molto tranquillo per il nostro paese a causa delle frequenti guerre tra feudatari e tra i francesi e spagnoli; un periodo di relativa pace si ebbe quando si passò spontaneamente alla dominazione di Venezia. Ora, da umile e dimenticato paesetto, Casale si sta affermando come attivo centro di produzione di mobili d’arte e di vendita e restauro di quelli di antiquariato.

Castelbaldo

 

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Una porta e un baluardo. Con l’obbligo di controllare soldati e mercanzie, con il dovere di garantire la Padovanità dal dominio degli Scaligeri, signori, un tempo, dell’altra parte del fiume. In Castelbaldo, nome derivato, scrive il Gloria, da Lambertuccio de Frescobaldi Podestà di Padova in quegli anni, v’era un castello con mura, fosse, torri, porta con ponte levatoio. Edificato nel 1290 e fortificato dai Padovani nel 1292, allo scopo di difendere il territorio dagli attacchi dei Veronesi, fu eretto sotto la guida degli architetti militari Giovanni degli Eremitani e Leonardo Boccaleca.
Castelbaldo rappresentò per i Padovani, per circa quattro secoli una piazzaforte militare strategica di prim’ordine, tanto da essere, pure in periodo Veneziano, sede di una podesteria, alla pari per importanza, di Badia Polesine, Montagnana, Este e Monselice, ma che subì, alfine, le conseguenze storiche del mutamento dei tempi.

Masi

 

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Alla fine del XII o nel corso del XIII secolo, i Marchesi d’Este, che si erano estesi nel Polesine, eressero sull’Adige tre torri: una a Badia, una in mezzo al fiume, detta Francavilla, una a sinistra, a Masi. Di ciò nulla rimase chiusa tra due fiumi: il Fratta e l’Adige, ha avuto i natali certi verso il 1358 con la costruzione della vecchia chiesa distrutta durante l’ultima guerra mondiale. I commerci si svolgevano per via fluviale con barche che sostavano spesso a Masi perché trovavano posti di ristoro e di riposo. Infatti, il fiume era la migliore via per i trasporti, da Verona al mare.
Dal 1600 in poi gruppi di frati di diversi ordini, fra cui alcuni provenienti dalla lontana Armenia vennero a colonizzare territori del Comune soggetti alle acque piovane. La popolazione doveva lottare duramente per sopravvivere poiché di quando in quando le rotte rabbiose dell’Adige la decimavano e, come se ciò non bastasse, era colpita anche da colera. In questo periodo, il benessere e i commerci a causa delle lotte fra gli stati confinanti, dei quali l’Adige era il limite, poterono crescere o diminuire a seconda del bello o cattivo tempo creato da questi.

Megliadino San Fidenzio

 

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a cura di Stefano Buson

Le origini di questo paese si perdono nella notte dei tempi. Recenti scavi archeologici hanno riportato alla luce un villaggio paleoveneto del VI secolo a.C. con annessa necropoli. Significativa la scoperta di un cimitero della civiltà celtica e l’individuazione dei resti di numerose ville rustiche romane. Lungo la strada secondaria che porta a Montagnana è venuto alla luce un ricco insediamento dell’epoca longobarda. L’abbondanza di questi ritrovamenti è dovuta alla felice posizione geografica del paese, bagnato anticamente dal fiume Adige (fino al 589 d.C.) e attraversato dall’antica strada romana “Emilia Altinate” da cui forse prende il nome Megliadino. Il 18 marzo 981 Gauslino, durante la visita pastorale, dedicò a S. Fidenzio la Chiesa che prima era intitolata a S. Tommaso, facendone il principale centro religioso del Montagnanese. In questo modo riaffermò il dominio di Padova sul nostro territorio contro le mire espansionistiche della diocesi di Verona. Nel XIII secolo la chiesa, in seguito ad una ristrutturazione, prende la sua caratteristica impronta romanica: un edificio a tre navate con il campanile posto davanti alla facciata della chiesa. Questa grande torre con cuspide a forma di cono era unito ad essa da un camminamento lungo 5 metri, sorretto da due colonne.

Megliadino San Vitale

 

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Come molti altri paesi della zona esso nacque in epoca romana, anche se vi sono delle tracce del popolo dei “Veniti”, grazie alla famosa X Legione che si stabilì in queste zone donatele per ciò che fece in battaglia. Le attività principali erano la pesca e l’agricoltura, in quanto questa zona era una palude con fitti boschi. Come gli altri Comuni anche San Vitale ebbe le sorti tracciate dalla “Scodosia” (termine Longobardo per indicare un’area amministrativa governata da un Gastaldo). Nel 1100 – 1250 il Comune di S. Vitale venne a costituirsi autonomo amministrativamente, con un proprio Sindaco o Capo degli abitanti. Questo modo di regolarsi durò anche sotto Ezzelino, che occupando Padova nel 1237 intendeva farsi signore di Montagnana e del suo territorio. Nel 1238 Ezzelino bruciò tutto il territorio limitrofo al Castello di Montagnana per sfogare la rabbia per non averlo conquistato. Nel 1242 Ezzelino tornò a vendicarsi di Montagnana e nella battaglia costrinse i difensori a riparare ad Este nella notte del 25 marzo 1242. Nel 1260 il territorio passò definitivamente sotto il controllo di Padova e della famiglia dei Carraresi. Il benessere e la pace, queste terre, lo trovarono da sotto le insegne della Serenissima in poi.

Merlara

 

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Il nome Merlara, deriva dal vocabolo latino merula che significa merlo, perciò nello stemma del comune di Merlara, dal 1930, vi sono due merli in campo bianco. Alcuni reperti archeologici fanno supporre che il territorio merlarese sia stato abitato nell’epoca preromana e romana ed inoltre risale a quest’ultima una lapide con iscrizione.
Nel periodo longobardo o franco l’esistenza di un abitato merlarese è provata da un documento che attesta la presenza, in Merlara, di una pieve, sostituita, nel secolo scorso, dall’attuale chiesa. E’ del 954 il documento nel quale compare, per la prima volta, il nome Merlara nella forma latina Merolaria. Dall’undicesimo secolo il Montagnanese e Merlara furono soggetti al potere degli Estensi fino al 1242 quando Ezzelino da Romano vinse i suddetti Estensi. Dopo il dominio di Ezzelino, Merlara subì quello degli Scaligeri di Verona. Nel 1337 i Carraresi di Padova sconfissero gli Scaligeri e così il borgo merlarese finì sotto la signoria dei Da Carrara. Nel 1405 Venezia conquistò Padova e in conseguenza di ciò, Merlara passò sotto il dominio veneziano.

Montagnana

 

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La scoperta di una piccola necropoli paleoveneta, nel 1946, in Prato della Valle, poco più a nord dell’attuale cinta muraria, pone le origini della città, quantomeno nel primo millennio a.C. Nel primo secolo d.C. in epoca augustea, è importante centro di comunicazione e sede di un “forum” ma trovandosi il luogo anche anticamente su di una sopraelevazione del terreno della “motta”, si chiamò “Motta Eniana” formando poi il toponimo di Montagnana. Durante la dominazione longobarda divenne “Caput Sculdasciæ” finchè nel XI secolo risultò feudo a sè della Scodosia appartenente agli Obertenghi di Toscana. Montagnana “estense” fu presa da Ezzelino III da Romano nel 1242, e le sue mura, all’epoca per la maggior parte lignee, furono date alle fiamme: lo stesso Ezzelino iniziò poi la costruzione di opere di difesa in muratura. Fu uno degli ultimi centri ad essere sottomesso al dominio di Ezzelino, e uno dei primi a ribellarvisi: famosa è rimasta la sconfitta del tiranno quando, nel luglio 1238, la cinse d’assedio durante il primo tentativo di conquistarla: in una improvvisa e disperata sortita, alcune decine di Montagnanesi incendiarono il più importante belfredo in campo (una torre lignea che portava gli assalitori allo stesso livello delle difese), ignorando che al suo interno, per un’ispezione, vi fosse lo stesso Ezzelino assieme ai suoi più valenti ufficiali. Il signore da Romano si salvò a stento.. Dopo un breve dominio Scaligero venne dominata dai Da Carrara, sotto la cui signoria furono costruite le mura a Nord e a Sud, e anche la Rocca degli Alberi. Datasi a Venezia nel 1405, conobbe notevole prosperità.

Saletto

 

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La storia più antica di Saletto, il cui nome deriva probabilmente dal latino SALICETUM, luogo ricco di salici, risale sicuramente all‘età romana, lo documentano i numerosi rinvenimenti di materiali e lapidi che si trovano ora nel Museo Nazionale Atestino. Un particolare rilievo merita quella rinvenuta nel 1907 riferita a lavori d’arginatura eseguiti dai coloni romani qui insediati dopo la battaglia d’Anzio (31 d.C.). Intorno al 1200 Saletto passa sotto il controllo della potente famiglia padovana dei Capodivacca, d’origine Lombarda qui giunta intorno al 1018, che vi edificò un castello, per contrastare la potenza e le mire espansionistiche dei conti Megliadini, che vedevano il loro territorio esteso fino all’attuale Badia Polesine. Nonostante la fortificazione, Saletto è saccheggiata più volte dagli Scaligeri negli anni 1312-1313, seguendo le vicende di tutto il Montagnanese. Quando nel 1405 passa sotto il dominio Veneziano, il paese si sposta dal nucleo originale di S. Silvestro, nell’attuale sito intorno ad un ospizio per viandanti, il cui oratorio dedicato a S. Lorenzo, diventa nel 1490 chiesa parrocchiale, soppiantando S. Silvestro. Sempre in quell’anno si fonde come Megliadino S. Fidenzio e S. Vitale a Montagnana entrando così a far parte della Magnifica Comunità. Nel XVI secolo conosce un momento di splendore prima dell’insediamento di potenti famiglie veneziane e poi per l‘arrivo del cardinale Francesco Pisani (nel 1495) allontanato da Bisanzio ad opera dei Turchi, che resta a Saletto per oltre 50 anni, sviluppandola con innumerevoli iniziative. Il Comune si compone del centro di Saletto e della frazione dei Dossi.

Santa Margherita d’Adige

 

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Santa Margherita d’Adige prende il nome da S. Margherita Vergine e Martire vissuta nel III sec. d.C. ad Antiochia, il cui culto venne diffuso in occidente nei secoli XII e XIII e alla quale, fin dall’inizio, fu dedicata la chiesa del paese.
L’appellativo “d’Adige” ricorda, invece che in antico il grande fiume attraversava tutta la zona fino allo convolgimento del 589, ricordato dallo storico dei Longobardi Paolo Diacono, quando l’Adige attraverso la Rotta della Cucca, nei pressi di Albaredo, invase le campagne e cambiò completamente percorso spostandosi più a sud nel letto attuale e lasciando la maggior parte del territorio montagnanese invaso da paludi e acquitrini, la cui bonifica richiese interi secoli di lavoro e si concluse qualche decina di anni fa. I primi documenti scritti che parlano di S. Margherita risalgono alla prima metà del XIII secolo, ma molti reperti archeologici del primo secolo d.C. attestano l’esistenza di un villaggio in epoca romana. Nel 1260 cioè all’epoca della sconfitta e della morte di Ezzelino da Romano, S. Margherita diventa un Comune autonomo con proprio Sindaco e propria magistratura. Come tutto il resto del Montagnanese passa sotto il dominio di Padova prima, dei Carraresi e poi, infine, della Repubblica di S. Marco nel 1405.

 

Urbana

 

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L’origine del Comune e il suo nome risalgono all’opera di colonizzazione svolta da Roma come premio alle sue truppe più valorose: nel 31 a.C. la flotta di Ottaviano Augusto distrusse ad Anzio quella di Cleopatra e Antonio, ed i soldati del vincitore ebbero come premio il diritto di colonizzare la Pianura Padana.
Nell’agro atestino, di cui faceva parte il Montagnanese, s’insediarono alcune legioni (dal nome della battaglia dette Aziache), che si impadronirono delle terre, le bonificarono, crearono strade e canali. Quasi certamente il nome di Urbana deriva da quello della V Legione romana, detta appunto “Urbana”, insediatasi nella bassa pianura attorno all’Adige. Attorno al Mille il ruolo storico culturale più importante era svolto a San Salvaro, al confine con il Veronese, che era sede di una chiesa e di un Monastero con annesso un vero e proprio seminario per la formazione di nuovi sacerdoti. Il segno lasciato da Venezia, che occupò il territorio agli inizi del XV secolo, a Urbana e in tutta la zona, fu molto profondo e si realizzò in una totale trasformazione dell’ambiente, dell’economia e della vita della gente: nel 1455 infatti i Veneziani inviarono due nobiluomini, con lo scopo di promuovere la coltura della canapa. Realizzarono opere idrauliche, e provvidero a farne della canapa una delle più importanti coltivazioni di tutto il Montagnanese.